CRONOLOGIA STORICO-CULTURALE DI
FROSOLONE
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SECOLI IV a. C. - V d. C.
Il territorio di Frosolone presenta tracce di vitalità fin dal IV secolo a.C. epoca a cui risalgono i resti della fortificazione sannitica in località Civitelle. Da quelle mura i valorosi soldati sannitici combatterono per la difesa della loro identità in una lunga guerra contro Roma (343 - 290 a.C.), per l’indipendenza prima, per la conquista della cittadinanza romana all’inizio nella guerra civile (92 - 88 a.C.) e, infine, per la loro stessa sopravvivenza minacciata da Silla nell’82 a.C. epoca in cui dette costruzioni vennero distrutte e definitivamente abbandonate. Le mura presentano una insolita grandezza che indurrebbe a pensare ad una evoluzione di due stadi della fortificazione, uno dal carattere eminentemente difensivo, l’altro invece, dato l’ampliamento, probabilmente abitativo. La mancanza di uno scavo che possa definitivamente collocare anche storicamente la postazione di Frosolone, purtroppo limita notevolmente l’effettiva conoscenza del sito che presenta tracce di vitalità anche in epoca imperiale.
SECOLI VI – X
Dopo la successione imperiale e i conseguenti eventi seguiti alla caduta dello Stato Romano, l’intero Sannio facente parte della Regio IV Augustea, per la cronica deficienza strutturale e la preoccupante situazione demografica venne abbandonato, tanto da mostrarsi quasi desertico nel VI secolo. Nel 570, all’interno del ducato longobardo di Benevento che comprende buona parte del Molise, Frosolone fa parte del Gastaldato oltre che della diocesi ecclesiastica di Trivento. Nell’XI secolo rientra nel dominio dei Borrello e dunque nella nuova compagine feudale del Comitatus Molisii costituita da Ugo de Molisio che dà il nome alla regione che controlla quasi l’intero Sannio.
SECOLI XI – XII
Bisogna arrivare agli albori del primo millennio per avere le prime notizie storiche collegabili al paese nella sua attuale posizione.
Chiesa di S. Egidio (Frosolone)Le fonti parlano di un Castrum, struttura fortificata individuabile con molta probabilità nel nucleo abitativo sviluppato intorno alla chiesa di S. Michele Arcangelo e di fondazioni benedettine sorte sotto l’impulso dei primi insediamenti di S. Colomba (1070), a Frosolone e dei paesi circostanti di Civitanova del Sannio (S. Benedetto 1020) e Carpinone (S. Marco 1054), nel territorio della montagna.
Sia per S. Onofrio che per S. Egidio la presenza del tratturo dovette notevolmente condizionare l’intero evolvere storico di questi insediamenti.
La chiesa di S. Egidio in particolare, posta in un pianoro dove confluivano diversi tratturelli, conservò la natura di Statio fino all’inizio del nostro secolo.
SECOLI XIII – XIV – XV
A partire dal 1200 comincia a delinearsi più chiaramente una propria storia caratterizzata da una sequenza di feudatari tra cui ricordiamo le signorie di Andrea D’Isernia e dei D’Eboli di Castropignano, il centro vive una condizione economica di pieno sviluppo che porta ad una crescita demografica e ad un ampliamento architettonico della stessa struttura urbana ormai non più localizzata solamente intorno alla chiesa di S. Michele.
Questa situazione grazie anche ad una pressione feudale per nulla ostativa va sicuramente collegata ad una classe borghese di estrazione essenzialmente agricola testimoniata oltretutto da professionalità di tutto rispetto in questo periodo presenti. Valga per tutte la figura di Roberto di Frisolono, chirurgo del principe di Taranto. L’ampliamento in questione si sviluppa intorno alla chiesa oggi scomparsa probabilmente duocentesca, di S. Pietro Apostolo nei pressi della quale sorge tra l’altro, nel 1367 un convento dedicato a S. Chiara, primo insediamento francescano nel territorio, mentre il Corso Garibaldi che in un primo momento aveva costituito il confine dell’estensione urbana successiva al 1100, viene incluso nel nuovo tessuto urbano di cui costituisce nuovo limite est, l’attuale via Marconi, le cui mura si ricongiungevano all’antica chiesa di S. Maria a sua volta connessa con il vecchio abitato. Nel 1456 Frosolone, come buona parte del Comitatus Molisii venne interessato dal terremoto detto di S. Antonino in cui perirono circa 370 persone. Il triste evento sicuramente comportò un arresto nello sviluppo del paese e la data del 1492 che compare sopra la porta di S. Maria può intendersi come il limite cronologico della conseguente ricostruzione.
SECOLO XVI
Il paese comincia a presentare un economia connotata sempre più dalla pastorizia principale occupazione degli abitanti e primario investimento dell’Università intenta a ricavare denaro con l’affitto della montagna ai pastori transumanti e locali. L’attività della transumanza comincia a presentare i propri frutti con una crescita che acquista progressivo peso nell’economia del paese ormai non più esclusivamente agricola. Diretta conseguenza di questo sviluppo è la lavorazione della lana e delle stoffe regolarmente vendute in botteghe attestate proprio a partire da questo secolo.
SECOLO XVII
La presenza dei "locatari" di Puglia alla testa dei quali, la famiglia Della Posta originaria di Civitella Alfedena e i D’Alena, subito dopo i Colaneri, i De Cristofaro e i Fazioli, con una presenza complessiva che si qualifica come la più consistente nel Molise dopo Pescopennataro e Pescocostanzo, è sicuramente l’elemento caratterizzante di questo secolo. In questo periodo si collocano le bellissime tele di scuola napoletana, degli altari del SS. Rosario e del SS. Purgatorio, nella chiesa di S. Michele Arcangelo o della Madonna Immacolata con S. Gennaro e S. Gaetano nella chiesa di S. Nicola, quest’ultima attribuibile a Benedetto Brunetti di Oratino e databile intorno al 1660 e ancora la bellissima pala lignea del convento francescano dei Padri Cappuccini.
Tutte opere collegabili ad una borghesia agricolo pastorale che determina sin da adesso il vero sviluppo del paese.
SECOLO XVIII
Il 1700 nuovamente sembra presentarsi contraddistinto da novello fervore culturale. Il paese si vede impegnato a riscattare la propria autonomia dinanzi alle pretese del feudatario di turno mentre si assiste ad una forte espansione del panorama produttivo in vari settori.
Quello dell’industria armentizia è il fattore indicativo di tale crescita economica che registra da una parte, la presenza di un "ceto borghese" ormai reale antagonista dei nobili locali e dall’altra, dall’altra la comparsa di un gruppo notevole di piccoli proprietari con 300 - 400 capi, sicuramente dovuto alla demanializzazione della montagna. Appare per la prima volta con una presenza significativa, stando alle attuali conoscenze, l’arte dell’acciaio lavorato che raggiunge un eloquente sviluppo alla fine dello stesso secolo. La figura dell’ammolatore collegabile alla manifattura degli arnesi da taglio, è presente con venti soggetti. Il mondo del professionismo produce i primi effetti significativi se consideriamo alcune personalità come Filippo Colaneri, medico e filosofo, Monsignor Antonio Pacecco, frate francescano oriundo del villaggio di S. Pietro in Valle, divenuto vescovo evangelizzatore della Cina; il sacerdote Giuseppe Antonio Fazioli che con una cospicua donazione dotò Frosolone di un Istituto di Cultura gestito dal 1755 dai Padri Mannarini sotto il titolo del SS. Sacramento. La frammentazione della proprietà armentizia produce una diffusione altrettanto comunitaria delle risorse e dell’istruzione creando da una parte un’aspettativa generale di crescita culturale e sociale dall’altra il tentativo di riscatto dal giogo feudale. L’Università vive una condizione di grande sviluppo economico di cui sono certamente testimonianza i grandi restauri della chiesa madre di S. Maria Assunta, di quella del patrono S. Egidio e la costruzione della chiesa di S. Anna. Di notevole interesse artistico sono le tele di Giacinto Diana, pittore napoletano allievo del Solimena, che dipinge sei tele proprio per la chiesa madre intorno agli anni ‘80.
SECOLO XIX
Il terribile terremoto del 1805, in cui perì un quarto della popolazione, introduce tristemente questo secolo nel quale il volto sociale e economico del paese appare nuovamente cambiato. Il ceto armentizio viene sempre più isolato nel quadro economico e culturale del paese perdendo così la funzione di traino dell’economia locale mentre l’artigianato, soprattutto del ferro lavorato comincia ad imporsi come fenomeno culturale. Nel 1864 fu aperto l’ufficio postale; nel 1866 Frosolone è tra i primi nell’allora unica provincia di Campobasso a dotarsi di illuminazione a petrolio; nel 1876 venne aperto a spese del comune, l’ufficio del telegrafo; nel 1898 si passò all’illuminazione elettrica fornita dalla società Fazioli-Ruberto di Frosolone. Gli artigiani a fronte della grande produzione subito si imbattono nella grande difficoltà di commercializzazione del prodotto anche a livello regionale. All’enorme diffusione e presenza dell’artigianato, a partire dalla seconda metà del secolo, si affiancano anche altre iniziative di cui degna di grande rilievo e la presenza di un moderno stabilimento azionato da motori elettrici per la lavorazione della lana, tessitura di stoffe e pastificio. In questa situazione sociale nascono e operano alcuni intellettuali di grande rilievo e di fama nazionale attivi per tutto il periodo a cavallo dei due secoli oltre che nella prima metà del XX. Giovanni Antonio Colozza (1857 - 1943) professore all’Università di Palermo, grande pedagogista ed educatore che si allontanò dall’insegnamento universitario non volendo giurare fedeltà al fascismo. Giuseppe Maria Zampini teologo (1856 - 1919), autore di molti saggi biblico - esegetici, collaboratore del commento nuovo della Sacra Scrittura richiesto dallo stesso Benedetto XV il 28 novembre 1916. Il giudice Domenico Mattarocci (1815 - 1903) presidente di sezione della Corte di Cassazione di Torino. Luigi D’Alena (1801 - 1881) Presidente di Corte di Cassazione a Napoli ricordato da una dedica dell’altrettanto conosciuto G. M. De Carlo (1831 - 1907) in una delle sue composizioni musicali, le "Ore Desolate di Maria". Michele Colozza, Giudice anch’esso, una figura fondamentale per Frosolone che con la pubblicazione "Frosolone Dalle Origini All’eversione Del Feudalesimo", riscattò il paese da un lungo periodo di silenzio storico, un’opera ancora oggi molto importante nella quale si menzionano documenti alcuni dei quali, tra l’altro, non più reperibili. Domenico Ruberto (1860 - 1935) dottore in Filosofia e Giurisprudenza insegnante di Liceo attivo collaboratore del "Giornale napoletano di filosofia e di lettere" diretto da Bertrando Spaventa e della "Rassegna Critica" di opere filosofiche e letterarie diretta da Andrea Angiulli.
SECOLO XX
Il 900 è invece il secolo della "industrializzazione" di vari settori soprattutto dell’artigianato dell’acciaio lavorato nel cui settore trovano finalmente spazio i primi tentativi di consociativismo, la maggior parte dei quali falliti. Lo stabilimento impiantato sul cadere del secolo precedente, con le sue tre funzioni produttive si presenta come una delle più moderne strutture industrializzate della regione. Per i coltellinai e i forbiciai iniziano i primi tentativi di cooperativismo. L’Unione delle Fabbriche dei lavori d’acciaio dal 1900 al 1907 al 1908, la Società Operaia costituita nel 1905, La Società Popolare Frosolonese "L’indipendenza", la Società Cooperativa dell’acciaio lavorato, dal 1907 al 1908, la lega coltellinai dal 1921 al 1923 e in ultimo la Società Cooperativa Riunita dal 1944 al 1988 quando venne rilevata dalla ditta Fraraccio.
Il problema della costituzione di una società dovette essere molto sentito in tutto il paese e interessare diverse tra le personalità dell’epoca se si considera la partecipazione di più soggetti protagonisti del paese a riprova della valenza culturale che tale settore copriva per Frosolone. Il parroco Giuseppe Maria Zampini, nel suo intervento all’atto di fondazione della Società Operaia nel 1905 individuava, la consociazione come rimedio utile, unico e impellente per gli artigiani Frosolonesi sfiniti dalle lunghe ore di lavoro in condizioni miserevoli e soprattutto pagati pochissimo rispetto al lavoro consegnato. Lo stesso dicasi per il parroco D. Giuseppe M. Trillo, interessandosi della Lega dei Coltellinai lamentava nel 1922 l’enorme produzione non venduta e l’assenza di un mercato che non fosse quello per niente entusiasmante prospettato dai grossisti Santelenesi. Le cause della mancata evoluzione del settore a dire il vero sono più complesse e investono anche indicazioni di carattere generale come la promulgazione di leggi restrittive del mercato tra tutte cito quella Giolitti nell’8 novembre 1908 che faceva scendere da 10 a 4 cm, la lunghezza della lama dei coltelli appuntiti elevata a 6 cm a condizione che il manico non fosse più lungo di 8 cm né più spesso di 9 mm. Le enormi flessioni del mercato ormai invaso dalla produzione tedesca che offriva gli stessi modelli a minor costo, costrinsero a sopperire a tali inconvenienti con la perizia del lavoro e il contenimento dei prezzi comportando condizioni penose di lavoro che tuttavia non impedirono un abbassamento qualitativo generale della produzione. Se il settore dell’artigianato con un numero di addetti ancora molto significativo, non era in grado di determinare benessere, quello agricolo viveva una condizione pochissimo invidiabile. Nel 1929 i contadini scendono in piazza per dimostrare davanti alla casa comunale contro l’imposizione di una tassa sugli animali. In questa situazione non potevano mancare flussi massicci di emigrazione diretta soprattutto verso l’America latina, mentre in paese specie gli artigiani più volte abbandonavano la bottega adattandosi a qualsiasi altro tipo lavoro se pagato. Oggi Frosolone con i suoi poco meno di 4000 abitanti rimane una delle realtà più importanti della provincia di Isernia e sicuramente una delle più significative della regione in gradi di resistere bene agli sbalzi demografici e al triste destino che sembra interessare le piccole realtà comunali.
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